Inno alla gioia

 


Gioia, vaga, eccelsa luce,
scesa dall’Eliso a noi,
ebri il nostro ardor ne adduce,
diva, ai sacri altari tuoi.
Nel tuo nodo riaffratelli
chi disgiunse vanità;
tutti al mondo son fratelli
dove l’ala tua ristà.


Gioia può ciascuno in dono
da natura madre aver;
ognun segue, tristo o buono,
il suo roseo sentier.
Baci diede all’uomo e vino,
e all’amico fido cor;
voluttà diede al verme insino;
presso è l’angiol al Signor.


Chi per sorte avventurosa
ha un amico in cui fidar,
chi conquise dolce sposa,
con noi resti ad esultar.
Sì, chi pure solo vive
suo il mondo può chiamar!
E lontan da noi, furtivo
piange chi non seppe amar.


Siate avvinti, milioni!
Bacia Amor il mondo inter!
Genti, sopra gli astri, inver,
regna un Padre caro ai buoni.
Vi prostrate, milioni?
Mondo, senti Iddio tu?
Volgi il guardo a lui lassù,
nell’eterne sue regioni.

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